Digital reputation, mostra sempre il tuo “profilo” migliore

C’era una volta il curriculum vitae.

Beh, non è proprio così. Il curriculum vitae gode ancora di buona salute ma non è più l’unico biglietto da visita quando ci candidiamo per un lavoro. L’altro elemento che gioca un ruolo determinante sulla scelta o l’eliminazione di un candidato è la sua digital reputation, l’immagine che la persona ha costruito di sé sulla rete attraverso social network, forum, blog.

Pochi ci pensano, ma per chi non ci conosce e deve farsi un’idea sulla nostra persona, la digital reputation gioca un ruolo davvero decisivo.

D’altronde l’elenco dettagliato e curato della storia lavorativa sciorinata nel curriculum dà informazioni soprattutto di tipo tecnico mentre sfuggono lati della personalità del candidato che, agli occhi del datore di lavoro, risultano invece di grande rilevanza: come si esprime, come si relaziona con gli altri, come gestisce i conflitti e le critiche, se è intraprendente o apatico, allegro o scontroso, provocatorio o conciliante, responsabile o dissennato, egocentrico o altruista.

In questo la rete rappresenta una vera miniera di informazioni e si rivela utilissima per “indagare” la personalità di un individuo, nel bene e nel male.

La cura della digital reputation è però un aspetto ancora troppo trascurato, la presenza digitale è considerata qualcosa che prescinde dalla sfera professionale, con l’ovvia eccezione di LinkedIn. Ma non è così. È oramai prassi consolidata da parte di recruiters, HR e datori di lavoro, farsi un’idea del candidato anche attraverso quello che condivide sui suoi canali social: Facebook, Instagram, LinkedIn, Twitter.

Non è corretto pensare che quello che pubblichiamo sia personale e privato, al contrario, è qualcosa di pubblico e visibile a milioni di persone, e quindi anche a chi deve ricercare un aspirante candidato.

Certo, le piattaforme social hanno un carattere ludico e ricreativo, questo è innegabile, e nessuno si aspetta di vederci incravattati e forbiti anche al mare con le infradito ai piedi. Ma dal giusto relax e divertimento alla foto o al commento di fronte al quale anche una mamma rinnegherebbe suo figlio, c’è un’ampia gamma di possibilità più che accettabili.

Le nostre bacheche raccontano moltissimo di noi, cosa ci piace, cosa non ci piace, che persone siamo, che linguaggio usiamo, come impegniamo il nostro tempo, chi frequentiamo, come reagiamo alle circostanze. Tutto riflette la nostra natura.

Se ci pensate la digital reputation è uno strumento formidabile nelle mani di chi deve farsi un’idea su chi siamo, è uno strumento nuovo e moderno che supera ampiamente quello che può raccontare un curriculum in termini di personalità del candidato.

La buona notizia è che tutto è nelle nostre mani, siamo noi che costruiamo la nostra reputazione sul web.

Non ci vuole molto a capire che se condividiamo contenuti volgari, violenti o di cattivo gusto, critichiamo sempre tutto e tutti, passiamo il tempo a lamentarci, non risparmiamo commenti irrispettosi a chi la pensa diversamente da noi non stiamo facendo un favore in primis a noi stessi.

La digital reputation, ci piaccia o no, gioca un ruolo importante anche nella ricerca di un lavoro ed è una realtà con cui dobbiamo fare i conti.

Noi over 50 siamo cresciuti con il telefono attaccato ai fili e con la carta e la penna. Per qualcuno il mondo digitale e la rete sono una di quelle diavolerie dell’era moderna in cui siamo, ahinoi, incappati. Ma è importante capire che la nostra presenza sul web non serve solo a pubblicare ogni mattina la foto del gattino con la scritta “buongiorno mondo” ma ha conseguenze nella vita reale, anche nella ricerca di un lavoro e perciò dobbiamo imparare a gestirla a nostro favore.

E tu, come curi la tua digital reputation?

(la foto è di John Schnobrich da Unsplash)

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