Leonardo Alberti sul suo licenziamento ha scritto un libro: “Mi hanno licenziato, che culo!”, il titolo direi che riassume brillantemente il suo pensiero. All’inizio non l’ha presa con lo stesso spirito, a casa c’erano 5 figli e una moglie in maternità. C’è voluto tempo per riuscire per ribaltare la visione delle cose ma il lungo percorso ha aperto la strada a una nuova consapevolezza di sé e a nuove scelte professionali che, senza l’imprevisto del licenziamento, non sarebbero mai arrivate.
Il mio spartiacque ha una data precisa, lunedì 5 luglio 2010. Fino a quel giorno ero Dirigente di una Compagnia di assicurazioni dove avevo iniziato a lavorare nel 1980.
30 anni di soddisfazioni e riconoscimenti che mi ero conquistato lavorando con impegno e spirito profondamente aziendalista. Da poco ero tornato a occuparmi del settore commerciale, quello che mi piaceva e divertiva di più.

Tutto sembrava andare a gonfie vele, mi era stato persino dedicato un tabulato, il “report Alberti”. La consideravo una prova del fatto che in azienda rappresentassi un elemento cardine.
Il 5 luglio 2010 partecipo a una riunione di routine con il mio capo e il Direttore generale durante la quale mi vengono affidati nuovi incarichi da seguire. Subito dopo la riunione incrocio nel corridoio il Direttore che, nel salutarmi, mi chiede di passare nell’ufficio del Personale, una richiesta fatta con assoluta nonchalance mentre era impegnato a parlare con la sua Assistente.
Il Responsabile del Personale non ci gira troppo intorno e mi legge una lettera a firma dell’Amministratore Delegato con la quale vengo informato che il Consiglio di Amministrazione aveva deliberato il mio “licenziamento con effetto immediato per cancellazione della mia funzione”. Mi viene detto che posso impugnare il licenziamento e fare ricorso al giudice del lavoro oppure optare per una risoluzione consensuale e negoziare una buonuscita. Avevo 3 giorni per decidere.
Reagisco con molta dignità, firmo per ricevuta la lettera e tolgo il disturbo.
Dire che si è trattato di un fulmine a ciel sereno è dire poco, ho impiegato diversi giorni per realizzare quello che era successo. Quando qualcosa ci investe prepotentemente scompigliando l’ordine che abbiamo dato alla nostra vita, prenderne coscienza richiede tempo.
All’immediato senso di smarrimento e a una visione drammatica del futuro seguirono giorni in cui, complici le ferie estive, la mancanza del lavoro non mi pesò in modo opprimente. La famiglia, e in modo particolare mia moglie, sono stati un supporto fondamentale.
Mio fratello Fabiano, che di licenziamenti ne aveva già subiti diversi nella vita, sapeva quali subdoli meccanismi mentali ne possono scaturire e mi disse che potevo scegliere se piangermi addosso sprofondando nello sconforto più totale o considerare la cosa come una grande opportunità, quella di vivere la vita che avevo sempre desiderato. La scelta era solo mia, dipendeva da me.
Le sue parole mi fecero guardare a quello che era successo da una prospettiva nuova e per la prima volta positiva. Alla parola licenziamento fino a quel momento avevo associato solo pensieri negativi e apocalittici.
Riflettei sul fatto che nelle cose che ci succedono è possibile trovare il lato positivo, si chiama resilienza. Scelsi allora di considerare il licenziamento come un’opportunità e mi sono impegnato per renderlo tale.
Anziché crogiolarmi nell’angoscia, mi sono buttato a capofitto nella ricerca di una nuova occupazione perchè non volevo rischiare di finire nell’elenco dei Dirigenti che a 50 anni sono ancora in cerca di un lavoro.
Ho telefonato ad amici, ex colleghi e ai manager conosciuti nei lunghi anni di attività e che pensavo potessero offrirmi un aiuto, ho guardato tutti i giorni le offerte di lavoro che venivano pubblicate, ho fatto qualche colloquio che però non ha portato a risultati concreti minando a volte la mia condizione di fiducia e speranza.
La svolta per me è arrivata con l’outplacement, un servizio di consulenza e supporto finalizzato alla ricollocazione che la mia ex azienda mi aveva pagato dopo il licenziamento. Sono stato affiancato da Roberto, una persona con la quale mi sono trovato da subito in sintonia. Mi spiegò che tutto quello che avevo fatto fino a quel momento per trovare un nuovo lavoro era sbagliato. Non avevo fatto altro che ripercorrere gli stessi percorsi che fanno più o meno tutti ma che non sono la cosa giusta da fare.
La prima cosa che dovevo fare invece era riprogrammare la mia persona, domandarmi cosa volessi diventare, chi volessi essere sul lavoro, scegliere se tornare a essere un dipendente oppure diventare un imprenditore.
Questa fase di riprogrammazione durò ben 4 mesi, Roberto mi dava indicazioni sulle quali riflettere e fare un lavoro propedeutico ai nostri incontri che si svolgevano a cadenze regolari e che hanno portato alla costruzione del mio nuovo percorso.
Al termine di questo lungo processo introspettivo avevo finalmente capito cosa volessi davvero fare e anche che non volevo più lavorare come dipendente, aprii quindi la Partita IVA. Avevo stilato l’elenco delle cose che mi sarebbe piaciuto fare e poi, da lì, restrinsi il campo fino a scegliere una sola cosa su cui concentrarmi: la formazione.
Mi piaceva l’idea di diventare un formatore, me ne ero occupato molto in passato. Avevo sviluppato un mio personale metodo che proposi ad alcune scuole con riscontri molto positivi, il ché mi spronò ad andare avanti.
Ho scoperto le potenzialità di LinkedIn che si è rivelato un utilissimo canale per sviluppare contatti utili alla mia attività di formatore. Oltre alla soddisfazione di fare un lavoro che mi piaceva pian piano sono cominciati ad arrivare anche i primi guadagni.
Sebbene avessi deciso di lavorare nel campo della formazione non ho chiuso le porte ad altri tipi di esperienza. Mi sono occupato di consulenza e vendita per una concessionaria di autovetture, una cosa nuova per me dalla quale ho imparato molto sulle tecniche di vendita. Mi sono rimesso a studiare tutto quello che era necessario sapere. Sono stato Direttore Commerciale di una Società di Telemedicina, ho seguito lo sviluppo di un prodotto di servizio/telemedicina e di uno assicurativo relativo alle cellule staminali.
Mi sono sempre preparato molto per affrontare i colloqui, ho studiato laddove avevo lacune da colmare, mi sono rimesso in gioco e in discussione.
Un passo alla volta ho fondato una mia azienda, la K-Health che produce un dispositivo di monitoraggio e prevenzione di eventuali situazioni di pericolo quando siamo al volante, e ho creato un marchio per le attività di promozione e formazione, Team spot.
Ho voluto raccontare la mia esperienza nel campo minato del post-licenziamento in un libro, “Sono stato licenziato, che culo!” dove ho raccolto alcuni spunti di riflessione e condensato “pillole” di consigli pratici e utili a tutti coloro che si trovano nella stessa situazione in cui mi sono trovato io dopo essere stato messo alla porta dalla mia ex azienda.
Ho certamente fatto degli errori ma non rimpiango il passato. Oggi sono un uomo più libero e felice. Mi piace non avere capi sopra di me e mi piace poter organizzare e gestire liberamente il mio tempo lavorativo e quello privato.
Oggi posso dire che il mio licenziamento è stata una gran botta di culo!
Anche io ho passato lo stesso percorso. La differenza è che io mi sono dimesso per fare il libero professionista. Non è una passeggiata di salute ma la libertà non ha prezzo. Bravo Leo!
Grazie per il suo commento Demetrio e complimenti per la sua scelta di libertà, è proprio vero che non ha prezzo!
Racconto queste storie nel mio blog perchè siano di ispirazione agli altri, a cominciare da me stessa, e se vorrà raccontare anche la sua esperienza sarò felice di ospitarla tra le storie di RiScatto 5.0.
Loredana
Ho conosciuto Leonardo Alberti a Milano precisamente nella vecchia sede Winterthur .
Ho subito percepito disponibilità e concretezza oltre che avevo di fronte un grande professionista.
Il tempo mi diede ragione , era un Uomo competente oltre che disponibile verso la categoria degli agenti .
Il suo cammino incrocio tante persone e chiaramente non tutti leali e forse un po invidiosi e questo per lui fu l’inizio della sua fine da dirigente .
Quando gli agenti sono venuti a conoscenza del suo licenziamento abbiamo fatto pure una petizione in suo favore. Ma la sua sorte era stata già decisa …
Leonardo eri grande allora sei un grande adesso .
un caro saluto
Giovanni grazie di cuore. Per me gli agenti sono sempre stati amici e me lo hanno dimostrato con la lettera che hanno scritto ai vertici dell’azienda quando hanno appreso la notizia.
Ciao Leonardo. Non conoscevo questa storia.
Assomiglia molto alla mia…incredibile!
Anche per me non sarebbe più possibile tornare indietro, ad un lavoro impiegatizio. In bocca al lupo!
Luca
Molte cose ci accomunano!