Ricominciare, da dove?

Forse non è tutto tempo sprecato. 
Anche quando tutto ci sembra fermo, in realtà è un lento cammino, un’elaborazione del pensiero che prima o poi troverà la sua strada. 
Ma ci vuole tempo.

Bisogna risvegliare quell’IO rimasto sepolto per tanti anni sotto schemi di vita abitudinari. E non è facile. 

Il pensiero ha perso elasticità, si è impigrito nella ripetizione quotidiana di azioni conosciute, rassicuranti, tranquille.

Succede che si diventa passivi e inermi. Il tran-tran si mette in moto senza nemmeno sederci alla guida. Il percorso è sempre quello, lasciamo il posto al pilota automatico che sa già dove andare e con sicurezza ci porta a destinazione.

Il solco dell’abitudine si fa sempre più profondo e netto al nostro passaggio. Giorno dopo giorno prende sempre meglio l’impronta del nostro piede e, passo dopo passo, disegna il nostro cammino, gli dà forma.

Quando muoviamo il primo passo in un sentiero convenzionale non abbiamo chiaro dove ci porterà. Ci incamminiamo lungo vie già percorse da altri e ci sembra comodo farlo, è come prendere una scorciatoia verso la meta. 

Poi succede che una frana improvvisa interrompe la via e il sentiero tracciato scompare. Davanti abbiamo solo un cumulo di terra, sassi, alberi caduti e siamo costretti a fermarci. Non è una scelta ma dobbiamo farlo. Ed è solo quando ci fermiamo dopo tanto tempo che, prima di decidere da che parte andare e rimetterci in cammino, ci facciamo LA domanda:

è il sentiero che dà forma al nostro cammino o è la direzione che diamo ai nostri passi a disegnare il percorso? 

Forse non ce lo siamo mai chiesti prima perché l’unica cosa su cui eravamo concentrati era mettere un piede davanti all’altro.

Ma adesso cambia il paradigma, prendiamo in considerazione l’idea di non cercare più un sentiero già tracciato. Guardiamo il cumulo di macerie che ha interrotto il cammino e iniziamo a pensare di superarlo in qualche modo. E ripartire da lì per disegnare la nostra nuova via. 

Il cumulo in realtà ci sembra una montagna, in certi momenti l’Everest. Non ci sentiamo assolutamente equipaggiati per affrontare la scalata. Non si può passare dai confortevoli sentieri pianeggianti all’alpinismo più estremo. Occorre allenamento, preparazione tecnica e un fisico bestiale

E quindi rimaniamo davanti a quel cumulo di terra, sassi e alberi a lungo. Indecisi, vacillanti. Un giorno siamo convinti di poter scalare la montagna saltellando su un piede solo, un altro non ci sentiamo pronti neppure a oltrepassare un ramo spezzato.

Ma forse è solo la fatica che fa la nostra mente a staccarsi da schemi radicati. Quando prova a uscire dalla sua gabbia confortevole vede troppi cambiamenti e la tentazione di fare un passo indietro è in agguato. Tutto sommato quella gabbia non sembra poi tanto male. 

Ma per fortuna si fa sentire quella vocina interiore che richiama all’ordine altri elementi della natura umana che si chiamano curiosità, sfida, voglia di riscatto e sano amore per sé stessi. 
E si ricomincia
.

Invertire le abitudini radicate richiede sforzo, tempo e impegno costante. 
E pazienza. 
Un piccolo passo alla volta, un giorno dopo l’altro

Non è necessario conoscere tutto il percorso prima di partire, i sentieri si creano camminando. L’importante è scegliere la meta e muovere il primo passo.

Si ricomincia con la consapevolezza che esistono le frane. Averne vista una non ci mette al riparo da nuovi smottamenti, ma ormai abbiamo conosciuto la fluidità della vita, imparato a cambiare e acquisito l’incertezza come modus vivendi

E allora forse non è tutto tempo sprecato. Anche quando tutto ci sembra fermo, in realtà è un lento cammino, un’elaborazione del pensiero che prima o poi troverà la sua strada. 

Io sto tracciando il mio nuovo cammino. E tu?

Condividi su...

2 commenti su “Ricominciare, da dove?”

  1. Massimo Terenziani

    Bell’articolo….
    E’ la stessa domanda che mi sono posto anche io quando il 06/04/2016 mi veniva notificato che il mio ruolo di progettista / disegnatore veniva esternalizzato un dei soci della ditta, nella quale, in 10 anni, sono cresciuto professionalmente ed ho contribuito allo sviluppo tecnico.
    Direi che dopo un primo momento di sconcerto ed incredulità … mi sono rimboccato le maniche e lanciato in una ricerca a 360° per un nuovo posto di lavoro. Con un po’ di Fortuna e Tenacia il 02/05/2016 ho iniziato a lavorare in una nuova ditta (dove sono ora).
    Cosa è rimasto a 4 anni di distanza:
    – Rabbia per il trattamento ricevuto,
    – Soddisfazione per essermi ri-allocato in un mese a 42 anni,
    – Doppia Soddisfazione, nel vedere che il reparto ricerca e sviluppo (della mia vecchia ditta) in 4 anni NON è RIUSCITO a sfornare nessun prodotto NUOVO… ma ha solamente completato quanto avevo lasciato io…
    – Voglia di FARCELA, infatti ho la fortuna di avere persone che credono in me ed in questi anni ho fatto nuovi progetti in vari ambiti sia utilizzando il CAD 3D che sviluppando nuove schede elettroniche, infatti, di notte, sono sul PC a fare l’unica cosa che AMO: Progettare….

    Come una volta ha detto Steve Jobs, l’unico modo di Fare un OTTIMO lavoro è AMARE quello che FAI … con questa convinzione e con la voglia di riscatto che ho, riesco a tenere un ritmo che farebbe impallidire un cinese!

    Sono sicuro che con tenacia e determinazione, anche i sogni possono avverarsi ed un giorno tornerò a lavorare in una realtà che mi permetta di sviluppare Nuovi Progetti anche di giorno!

    In merito alla tua citazione: è il sentiero che dà forma al nostro cammino o è la direzione che diamo ai nostri passi a disegnare il percorso?
    Penso che ognuno di noi viene messo davanti ad alcune scelte ed il percorso che viene fatto (scelta) sia in relazione a quanto una persona voglia mettesi in gioco … io ho fatto molti lavori e quando ho cambiato lavoro, il mio ruolo è sempre stato diverso!!!
    Massimo Terenziani

    1. Massimo grazie davvero per il commento e per aver condiviso la tua esperienza. Queste sono le storie che mi piace ascoltare e ospitare nel mio blog, quelle positive di chi non si è arreso.

      Le tue parole – tenacia e determinazione – sono di ispirazione per me e per tutti coloro che le leggeranno.

      Mi riconosco nel sentimento di rabbia che hai provato all’inizio, dedichiamo all’azienda le nostre migliori energie e poi, in un batter d’occhio, veniamo allontanati come niente fosse.
      La rabbia è un sentimento che ci sta e che poi si trasforma nel motore che ci dà lo sprint per ripartire, proprio come hai fatto tu facendo persino impallidire un cinese! 😊 quindi ben venga quel tipo di rabbia.

      Faccio tesoro delle tue parole riguardo il sentiero lungo cui camminiamo, sto provando a sciogliere i miei dubbi.

      Loredana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su